Il dipinto raffigura Michelangelo assimilato a Mosè, con la testa barbuta rivolta a sinistra, il piede destra posato sul basamento e la gamba sinistra piegata all'indietro, in una posizione che riprende il celebre 'Mosè' scolpito da Michelangelo per la Tomba di Giulio II nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma. La figura esibisce gli strumenti dell'architettura e della scultura: con una mano indica se stessa, nell'altra regge una pergamena arrotolata e in basso sono disposte righe, compassi, un martello e altri strumenti di misurazione. Le fattezze del volto riprendono il ritratto dell'artista pubblicato nelle 'Vite' di Giorgio Vasari ed accostato in ultimo al volto di Michelangelo dipinto da Daniele da Volterra intorno al 1544-1545.
I due corami, quello in oggetto raffigurante il 'Ritratto di Michelangelo come Mosè' e il secondo con il 'Ritratto di Raffaello come Isaia', facevano parte dell'apparato decorativo dell'abitazione romana di Federico Zuccari. Le due opere costituiscono, insieme ai sette pannelli della Galleria Nazionale d'Arte di Palazzo Barberini a Roma, ciò che resta del ciclo celebrante le "Storie della vita di Taddeo Zuccari", noto attraverso la serie dei disegni tra i quali compaiono i ritratti degli artisti Polidoro da Caravaggio, Michelangelo e Raffaello. I corami sono ricordati negli inventari romani della collezione Ludovisi (1623, 1633, 1655). A conferma del passaggio delle opere nella collezione, sul retro della cornice del dipinto raffigurante Michelangelo è stato rintracciato un sigillo in cera lacca della famiglia Ludovisi. Giungono al Comune di Macerata nel 1956 attraverso il lascito della marchesa Irene Costa, vedova Ciccolini Silenzi.