Il dipinto ritrae il cardinale Alessandro Farnese seduto di tre quarti, con la barba e i capelli bianchi, su di un fondo scuro. Indossa la berretta rossa cardinalizia e la mozzetta rossa a riflessi serici su camice di lino bianco. Con la mano destra, poggiata su uno dei braccioli della poltrona, stringe un fazzoletto bianco mentre nella sinistra regge una lettera sulla quale corre l'iscrizione con la firma e la data.
Abile ed affermato ritrattista, ammirato dai sui contemporanei, Scipione Pulzone realizza il dipinto del cardinale Alessandro Farnese, protettore della città di Macerata, nel 1579. Un analogo ritratto è conservato nella Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma, ritenuto dalla critica una replica, di non altissima qualità pittorica, dell'esemplare di Macerata. Altre repliche sono documentate nel Museo Civico di Padova e nella fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo (Parma). Nell'opera Scipione Pulzone ritrae l'anziano cardinale secondo un modello già visto per il 'Ritratto di Gregorio XIII', improntato a una rigida tipologia formale. Come sottolineato dalla critica nel corso dei recenti studi dedicati all'artista, con il "cardinale Alessandro Farnese, la fredda, distaccata ed impenetrabile rappresentazione del potere, sostenuto da uno stile rigido e duro come non mai, raggiunge il vertice della parabola dell'autore" (Vannugli, A. in Acconci A.-Zuccari A, 2013, in p. 39). Il dipinto apparteneva all'illuminista locale Bartolomeo Mozzi.