MADONNA DEL ROSARIO
Tipo
pala d'altare
Autore
Lotto Lorenzo - 1480/ 1557
Descrizione

La pia pratica del Rosario, o salterio della beatissima Vergine, dal libro dei 150 salmi tradizionalmente ricondotto a David, viene agiograficamente fatta risalire a san Domenico di Guzman, fondatore dell?ordine dei predicatori, al quale nel 1208 apparve in sogno la Vergine per donargli una corona di rose, poi simboleggiata dalla corona di grani per l?orazione che si vede effigiata anche nel dipinto. L?opera, impostata secondo l?impianto della Sacra Conversazione, rappresenta il momento della consegna. Sono astanti, riconoscibili da sinistra, Maria Maddalena -mirrofora e prima della conversione -, San Vincenzo Ferrer che con l?indice alzato richiama l?attenzione del riguardante sui medaglioni. A destra, inginocchiato, sant?Esuperanzio, vescovo e protettore di Cingoli, che offre in benedizione il modellino della città a Gesù. Sopra di lui, con un giglio in mano, Santa Caterina da Siena e a fianco San Pietro Martire, entrambi santi dell?ordine. I due angioletti al centro della composizione spargono petali di rosa sospesi a cascata. Nel dipinto, dietro alla Madonna assisa su un trono di mattoni, lo sfondo del roseto accoglie i tondi con i Misteri del rosario in cui sono riconoscibili: i Gaudiosi nel primo registro, i Dolorosi nel secondo e i Gloriosi nel terzo.

La pala, realizzata su commissione dei padri di San Domenico di Guzman di Cingoli, si presenta in piena aderenza con la predicazione domenicana in cui le immagini riproducenti i Misteri della fede accompagnavano la parola per favorire espiazione, sacrificio e rispetto della dottrina. Fin dall?istituzione del rosario, nel Duecento, il culto era strettamente legato all?ordine dei domenicani e nel 1475 con la fondazione della Confraternita del Rosario a Colonia raggiungeva il suo culmine. Ripreso dal territorio tedesco il culto del rosario si diffuse nell?Italia settentrionale e centrale portando alla fondazione della prima Confraternita a Venezia nel 1480. Al tempo stesso, come ha osservato Bernard J. H. Aikema nel 1981 in occasione del Convegno di Asolo, al momento della produzione della pala di Cingoli questo tipo di rappresentazione poteva ritenersi obsoleta a Venezia, quanto richiesta per l?identità visiva della periferia. Nella costruzione dell?impianto iconografico si riconoscono debiti verso il tema della Madonna del roseto, di tradizione più antica. Parte della critica ha riconosciuto nell?opera una mutuazione del motivo nordico della Vergine nell?hortus conclusus. Anche i tondi, con ivi rappresentati i Misteri, presentano forti ascendenze con i precedenti nordici ad oggi noti. Pietro Zampetti ha indagato anche l?uso del colore nelle scene dei Misteri, ove ha riscontrato una dimensione di vita reale ? qui nelle espressioni dei personaggi e nelle ambientazioni delle scene ? pienamente aderente alla pittura narrativa lottesca. In anni recenti l?allogazione del dipinto è stata riesaminata grazie ad affondi documentari che hanno consentito anche di meglio delineare i tempi di permanenza del maestro veneziano durante gli anni Trenta del Cinquecento. A cominciare dalla richiesta annotata nei ?Libri delle Riformanze?, il giorno 25 febbraio 1537 il priore dei domenicani chiedeva al Consiglio di Credenza di Cingoli di partecipare alla spesa di una pala da collocare nella chiesa di San Domenico, per accrescere la ?societatem Rosarii?.Come dimostra un documento rinvenuto da Roberto Coltrinari, la pala dovette essere conclusa intorno all?aprile del 1539; nell?intervallo luglio-agosto dello stesso i domenicani sollecitavano infatti il comune al pagamento della parte promessa due anni prima, consistente in quaranta fiorini da elargire a conclusione dei lavori. Lo stesso Lorenzo Lotto il 14 ottobre 1539 scriveva da Macerata agli Anziani del Comune di Cingoli per sollecitare il saldo, atteso da quattro mesi. Il pagamento risulta effettuato il 26 dicembre del 1539, così come attesta una postilla in atti. Come ha sostenuto una lunga tradizione storiografica, un ruolo chiave per la prestigiosa commissione è stato esercitato da Sperandia Franceschini, moglie di Gabriele Simonetti, sostenitore del Consiglio di Credenza della stessa Confraternita cui era destinato il denaro per la pala. Sono inoltre già molto noti i rapporti tra Lorenzo Lotto e Dario Franceschini, nipote di Sperandia. Si riferisce inoltre che i rimandi a Sperandia Franceschini sono attestati dalla critica fin dal Viaggio di Cavalcaselle e Morelli; Pietro Zampetti nell?introduzione alla sua edizione del ?Libro di spese diverse? ha chiarito i legami, stretti in territorio veneziano, tra Lotto e Dario Franceschini, individuando quest?ultimo come tramite per la commissione. La pala di Cingoli costituì un modello iconografico di riferimento per altre pale rosariane nel territorio tra cui, per limitarsi a pochi esempi, quella a Castelbellino e quella della Cattedrale di Treia. Notizie sui restauri: il restauro eseguito nel 1981 da Giuliano Rettori e Nino Pieri ha portato l?opera a recuperare i toni di colore originari e che la caratterizzano. In occasione del medesimo intervento si è proceduto a ripristinare la centina a tutto sesto ed è stata recuperata una fascia di pittura ripiegata dietro il vecchio telaio. Nel 2009 è stata eseguita una parziale pulitura.

Soggetto
Madonna in trono col Bambino tra i Santi Domenico, Maddalena, Vincenzo Ferrer, Pietro martire, Caterina da Siena, Esuperanzio, Giovannino con due angeli e i misteri del Rosario
Datazione
sec. XVI - 1539 - 1539 - Motivo della datazione: iscrizione
Materia e tecnica
tela/ pittura a olio
Misure
cm Altezza: 384 Larghezza: 264
Localizzazione
(MC) Cingoli
Collocazione
Chiesa di S. Domenico, ora Palazzo comunale - Piazza Vittorio Emanuele II, 1
Identificatore
1100374040
Proprietà
proprietà Ente religioso cattolico
Lo spazio concesso dal sistema informativo non ha permesso di riferire circa la ricca lettura iconologica offerta in più contributi da Giulia Lavagnoli, si rimanda alla relativa bibliografia.

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